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  • Italian Medical Research

La compassione per accompagnare la vita che finisce

Sommario: Ciò che si impara da piccoli si porta dentro per sempre. Un’esperienza di amore negli ultimi giorni di malattia, quando basta una stretta di mano per condividere il dolore e aiutare chi ci sta vicino a compiere l'ultimo grande passo



"È a letto. Non riesce a ingoiare, non ha più voglia di mangiare. E io sono li', che le porgo la cannuccia affinché succhi un sorso di aranciata. Si addormenta, le è difficile respirare. Apro l’ossigeno perché le arrivi più aria. Rimango seduto ai piedi del letto, le do la mano, le accarezzo la fronte. Si sveglia, mi vede, mi sorride, senza riuscire a parlare. Più tardi dirà in un soffio: «Neppure un minuto mi avete lasciata! Ricorda, Raffaele, ricorda». Poche altre parole oltre queste prima che il suo respiro diventi irregolare, faticoso, continuando così per ore, per giorni. Il sudario: si chiama così l’ultimo vestito, quello che ti accompagna quando stai per salire al cielo. Non avevo mai capito il perché, ora lo so: la sua fronte fiorisce di goccioline, come perle, che io detergo di volta in volta con il fazzoletto. L’accarezzo, le parlo. Poche altre parole oltre queste prima che il suo respiro diventi irregolare, faticoso, continuando così per ore, per giorni. Il sudario: si chiama così l’ultimo vestito, quello che ti accompagna quando stai per salire al cielo. Non avevo mai capito il perché, ora lo so: la sua fronte fiorisce di goccioline, come perle, che io detergo di volta in volta con il fazzoletto. L’accarezzo, le parlo.

E intanto combatti con le cose piccole che riempono i minuti e le ore: il sonno, la stanchezza, i bisogni corporali che devi accudire, i mille limiti tuoi e del mondo che circonda. Finché, in un attimo, il respiro si ferma, il cuore non batte, un urlo, il tuo: noooooooooo!!!  Le lacrime sgorgano, il mondo smette di girare! Ma dentro tu sai che gira più forte che mai. E tu non sarai mai più lo stesso perché la cum-passione (letteralmente compassione significa: patire insieme) con tua madre morente ti ha donato della vita una dimensione nuova, ti ha rigenerato.

«Ricorda, ricorda» Le sue ultime parole. La compassione: ho vissuto con lei gli ultimi sui giorni senza nulla chiedere, solo per dare, senza nessuna misura, senza nessun giudizio, senza nessun merito, così come verrebbe naturale al più criminale degli uomini vicino alla madre che muore. La compassione, che lei mi ha strappato, è stato un uragano che ha riportato il mio cuore all’Amore, che prima di tutto è compassione.

Poter essere vicini e stringere la mano: è questa la compassione. È il dono che spero avrò io sul letto di morte, ma è il dono che in ogni attimo posso tradurre in azioni: accettando i miei limiti e le sconfitte, abbracciando i miei figli, lavorando con serietà e impegno alle tante faccende di ogni giorno, condividendo con i miei scritti quel soffio di bellezza e speranza che mi si è accesso nel cuore e vorrei ciascun uomo possa sentire vivo dentro di sé. Ciò avverrà se qualcuno gli stringerà la mano: possiamo essere noi! Ecco la compassione!"

La versione integrale dell'articolo è pubblicata sulla rivista BIG di Città Nuova Editore. Clicca qui per leggerla.


A cura di: Raffaele Arigliani

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